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Appello ai monaci ed alle monache cattolici e ortodossi

29 aprile 2020

Cari monaci e monache!

Avete abbandonato il mondo per amore di Cristo e del Suo Vangelo, per la salvezza della propria anima e la salvezza degli altri. Avete scelto una vita consacrata a Dio nel seguire Cristo. Avete deciso di realizzare le Sue parole contenute nel Vangelo, in particolare la Sua chiamata: “Rinunci a te stesso, prendi la tua croce e seguimi”. Vostro primo amore per Gesù vi ha portato a fare un passo radicale. Avete rinunciato alla paternità e maternità fisica, per ricevere quella spirituale. Gesù dice: “Chiunque non solo ascolta le mie parole ma le mette anche in pratica è mio fratello, mia sorella e mia madre”. Avete scelto la radicalità evangelica. Potete confessare con l’apostolo: “Siamo sciocchi per l’amor di Cristo”. “Per me, vivere è Cristo e morire è un guadagno”. “Non sono più io che vivo, ma Cristo vive in me”.

Essendo io stesso monaco, in modo critico, con un sorriso doloroso mi pongo le domande essenziali: Dov’è Gesù nella mia vita quotidiana? Che cosa concretamente è la mia croce oggi? Qual è la volontà di Dio nelle situazioni di questo giorno? Gesù è davvero al primo posto nei miei pensieri e nel mio cuore? O sto ancora ruotando come in un circolo vizioso attorno al mio ego? La nostra natura umana corrotta fugge dall’essenza e dallo spirito del Vangelo. Lo vedo criticamente e molto dolorosamente anche con le persone consacrate a Dio. I religiosi dovrebbero essere il sale, il lievito e la luce. Lo sono davvero oggi? Oppure le parole di Cristo si applicano a molti di loro: “Poiché non sei né freddo né caldo, ti vomiterò dalla mia bocca”.

Grazie a Dio ci sono anche quelli che hanno sete, cercano e si sforzano di morire al loro ego, al vecchio uomo in noi. Possono dire con l’apostolo: “… portiamo sempre nel corpo il morire di Gesù…” (2 Cor 4, 10).

Dove dovrebbe iniziare il risveglio spirituale della Chiesa cattolica e quella ortodossa in questi tempi apocalittici? Le eresie e l’immoralità già distruggono la stessa via della salvezza. Chi dovrebbe cominciare a fare la penitenza se non le persone consacrate a Dio? Dove iniziare? In preghiera. Che i monasteri diventino veramente le case di preghiera!

Per quanto riguarda i vescovi e cardinali, non possiamo certo aspettarci che fanno una riforma radicale. Chi di loro può ora dire con l’apostolo: “Imitatemi, così come anch’io imito Cristo”.

Affinché i sacerdoti iniziassero il rinnovamento, avrebbero bisogno di condizioni favorevoli. Quali? Di trascorrere almeno un giorno e mezzo ogni settimana in una comunità fraterna, dedicandosi alla preghiera e alla parola di Dio (At 2, 42).

Tuttavia, il rinnovamento dello spirito attraverso la preghiera dovrebbero iniziare come primi i monaci.

È una tragedia e l’apice della cecità che alcuni monasteri vogliono, per così dire, rivivere la vera spiritualità del Vangelo mediante i metodi di yoga o zen, essenzialmente legati al buddismo o all’induismo pagano. È una falsa spiritualità e falsa via. Le loro meditazioni non conducono alla verità, sia quella naturale o quella salvifica, e tuttavia, si dedicano a esse alcune ore al giorno. Il loro cammino e la loro unione sono in definitiva unità con “l’angelo della luce”, cioè con diavolo. La nostra unione nella preghiera è in definitiva l’unità con Cristo, il nostro Dio e Salvatore.

Un antico filosofo disse: “Conosci te stesso”. C’è una radice del peccato in noi, una fonte del male. L’ignoranza di questa realtà porta a una falsa conoscenza di se stesso. La vera conoscenza porta al pentimento. Senza il vero pentimento non esiste una vita spirituale, un’unità interiore con Gesù! “Se qualcuno non ha lo Spirito di Cristo, non Gli appartiene” (Rm 8, 9).

Ho molto a cuore da dirvi, ma ora solo ciò che penso sia attuale. Vorrei condividere brevemente con voi la mia esperienza con la preghiera interiore. La sto applicando quotidianamente da mezzo secolo, allora vi parla non un teoretico religioso, ma un praticante. Non sono l’unico ad avere esperienza di questa preghiera. Anche molti monaci e monache hanno già questa esperienza.

Gesù disse: “Così non siete stati capaci di vegliare un’ora sola con Me? Vegliate e pregate!”. Gesù dice, non solo, pregate ma anche “vegliate”. Dobbiamo rimanere nella presenza di Dio e nella parola di Dio.

Alcuni di voi hanno sperimentato non solo la conversione personale, ma hanno anche ricevuto lo Spirito Santo nella pienezza, cioè il battesimo nello Spirito Santo, associato alla preghiera in lingue. È utile usare questo dono della preghiera. La Scrittura ci dice che “Lo Spirito stesso intercede con insistenza per noi, con gemiti inesprimibili”. Dopo l’apostolo afferma, che dovremmo pregare non solo con dono delle lingue, ma anche con la mente (1 Cor 14, 14-15). Nella preghiera interiore sperimentiamo la purificazione, l’illuminazione e l’unione con Gesù. Questa, quindi, penetra nella nostra vita. È un processo, una crescita spirituale.

Le verità più fondamentali includono la realtà del nostro peccato, la morte di Cristo sulla croce e la remissione dei peccati. Un’altra realtà della quale dobbiamo tener conto è la morte, il giudizio di Dio e l’eternità. Se queste verità ci penetrano, allora percepiremo la parola di Dio e discerneremo le false correnti spirituali da quelle vere.

Durante la preghiera è necessario mantenere le posizioni di preghiera. Ci inginocchiamo o stiamo in piedi, con le braccia tese, distese o giunte. È una lotta con la nostra pigrizia fisica e distrazione, quindi il momento più difficile è l’inizio, cioè penetrare nella presenza di Dio. Solo allora segue un momento di calma.

Primi 15 minuti:

All’inizio, mi rendo conto di:

1) La realtà della morte. Un giorno passerò dal tempo all’eternità senza ritorno. Gesù dice: “Sii pronto, poiché la morte arriverà come un ladro in un giorno o in un’ora che non ti aspetti”.

2) Un’altra realtà è il giudizio di Dio. Gesù dice: “Devi dare il conto di ogni parola oziosa che pronunci”. Sì, anche di ogni pensiero malvagio e di ogni sentimento peccaminoso con cui ci siamo uniti coscientemente e in cui ci siamo rimasti.

3) La realtà è anche il perdono dei peccati: “Se giudichiamo noi stessi, non saremo giudicati” (1 Cor 11, 31). E poi: “Se camminiamo nella luce, il sangue di Cristo ci purifica da ogni peccato” (1 Gv 1, 7).

Dopo aver ricordato queste verità, cerco di esserne personalmente consapevole e di rimanere in esse. In questo tanto aiuta la preghiera nello Spirito, cioè in lingue. Lo Spirito Santo intercede per noi con gemiti inesprimibili (Rm 8, 26). L’obiettivo è vivere-passare questo quarto d’ora come se fosse l’ultimo della mia vita. Per rendermi conto concretamente del proprio peccato e della peccabilità, ripeto: Sono caparbio, sono edonista, sono criticone” e rifletto sul contenuto di queste parole. Caparbio: dimentica Dio e prende decisioni senza di Lui. Edonista: è sfrenato, schifiltoso riguardo al cibo e bevande, pigro, schiavizzato da varie dipendenze – denaro, Internet… Criticone: giudica in pensieri o con le parole anche ciò di cui non è nemmeno responsabile e si ritiene migliore degli altri. Quando arriva una lieve sofferenza, automaticamente incolpa il prossimo o Dio. Questo è il sistema del vecchio uomo – l’infezione del peccato originale in noi. Non sto parlando di gravi peccati.

In questa preghiera, mi metto alla luce di Dio. Poi mi rendo conto che Gesù, il Figlio di Dio, è morto per tutti i miei peccati. Soprattutto sperimento il momento in cui do il mio peccato a Gesù. Ora credo che in questo momento il sangue di Cristo mi purifica da ogni peccato. La Scrittura dice: “da ogni”. Mi pongo la domanda: Ci credi? Adesso ci credo! Almeno per un minuto rimango nella fede salvifica. Questo è un atto di dolore perfetto: aprirsi completamente a Dio nella sua luce e accettare pienamente, senza riserve, la misericordia di Dio con un atto concreto di umiltà e di fede. Un esempio è il ladrone sulla croce. Egli ha riconosciuto il suo peccato, dicendo: “abbiamo peccato”. Quindi si rivolse a Gesù con fede e ascoltò la Sua promessa: “Oggi sarai con Me nel paradiso”. Cioè, senza il purgatorio. Quello ha sperimentato durante alcuni minuti nella dolorosa morte sulla croce.

Dopo un quarto d’ora di preghiera segue una pausa di 5 minuti. In quel momento posso scrivere la mia esperienza o la luce che ho ricevuto durante la preghiera, oppure posso leggere la Scrittura.

Gli altri 15 minuti:

Durante i primi 15 minuti, ho dato i miei peccati sotto la potenza del sangue di Cristo. In questi 15 minuti, dò a Gesù crocifisso la radice del peccato, cioè il peccato originale o il vecchio uomo in noi. Sperimento l’unione con Gesù attraverso la parola di Dio nei Rm 6, 6: “Sappiamo, infatti, che il nostro vecchio uomo era crocifisso con lui (Cristo)”.

Questa verità divido in tre parti:

1) il passato: era “Sappiamo che il nostro vecchio uomo era crocifisso con lui (Cristo)”. Gesù non era crocifisso da solo sul Golgota. Ha preso sulla croce tutti i peccati del mondo e la radice del peccato, il nostro ego, cioè l’uomo vecchio. Questo è successo nel passato: l’uomo vecchio è stato crocifisso!

2) il presente: è. Sperimento che l’uomo vecchio non era crocifisso solo in passato, ma anche ora, nel presente, è crocifisso. Dove? In me, come testimonia l’apostolo: “Sono crocifisso con Cristo, non sono più io che vivo…” (Gal 2, 20). Rimango per fede in questa verità, letteralmente secondo per secondo, e non consento altri pensieri. In quest’unione con Cristo, la parola di Dio penetra nel profondo del mio animo. Sto in fede. Ora amo Dio con tutto il mio cuore, tutta la mia anima e tutte le mie forze.

3) “in me e in voi”. Sto nella fede, il vecchio uomo che è stato crocifisso con Cristo è ora paralizzato in me, ma anche nelle altre persone. Le persone sono come i vasi collegati, nelle quali è la stessa infezione del male, cioè il peccato. Per fede mi unisco pienamente alla verità della croce di Cristo: “il vecchio uomo era e ora è crocifisso con Cristo in me e in voi – gli abitanti (per esempio) dell’Italia o dell’America”. Rimango nella fede per alcuni istanti, e ora la grazia di Dio opera in queste anime, perché se il vecchio uomo è crocifisso in noi nel momento presente attraverso la fede, quindi Cristo vive in noi. Questo è il meraviglioso potere della preghiera di unità con Cristo. E’ una missione della preghiera. Sii missionario con la preghiera e poi anche con la parola e con buon esempio.

Dopo una pausa di 5 minuti segue la parte terza di 15 minuti: Il testamento di Cristo dalla croce. Gesù sta dando Sua madre al discepolo che sta fisicamente in piedi sotto la croce, ma spiritualmente è crocifisso con Cristo. È un’adozione spirituale “Donna, ecco, tuo figlio!”, e anche un trapianto spirituale del cuore attraverso la parola “Ecco tua madre!”. Maria è la nuova Eva, il nuovo cuore (Ez 36, 26), il nuovo centro spirituale. La realizzazione è completata con le parole: “E il discepolo la accolse nel suo animo” (in greco “eis ta idia”, in latino “in sua”). Sant’Ambrogio dice: “Il discepolo ha ricevuto la sua anima per magnificare il Signore, e il suo spirito per gioire in Dio”. Il peccato venne attraverso Eva, la grazia attraverso Maria.

Possiamo ripetere nei pensieri: “Gesù vide il discepolo, ora mi vede. Gesù disse al discepolo, ora la Sua parola riguarda me”. Guardo gli occhi di Gesù, sento il Suo sguardo, ascolto le Sue parole e per mezzo della fede accolgo la Madre di Gesù come la Madre mia. Mi deve insegnare come seguire Gesù, come formare l’unità con Lui nella preghiera e durante la giornata in diverse situazioni.

Se due, tre o più persone pregano insieme, è molto utile dopo un’ora di preghiera darne una breve testimonianza.

La preghiera interiore crea lo spazio, affinché Dio possa agire. Dio vuole realizzare una vera riforma della Chiesa attraverso le persone consacrate che si pentono. Che i monasteri diventino le case di preghiera! Un giorno alla settimana dovrebbe essere dedicato alla preghiera per i laici zelanti, i terziari e le fraternità. I religiosi forniscano una guida spirituale. Il tempo di preghiera è: 9:00-10:00, 11:00-12:00, 14:00-15:00 e 16:00-17:00. Oltre al modello sopra citato ne esistono anche gli altri, per esempio la preghiera profetica – Ezechiele 37 (vedi http://vkpatriarhat.org/it/?p=6671, https://youtu.be/gLhSaFepxl0 ). Il minimo per un cristiano zelante è di trascorrere almeno un fine settimana al mese in preghiere e testimonianze in un monastero. Quindi, i monasteri diventeranno il focolare di un risveglio spirituale per l’intera Chiesa, sia cattolica sia ortodossa.

 

monaco Elia

 

 

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